Premessa di chi scrive 

La presenza di un bambino con diagnosi di disturbo dello spettro autistico (DSA) in una classe prescolare non è sufficiente per considerare quell’ambiente inclusivo. L’ambiente di insegnamento può essere considerato inclusivo solo quando promuove interazioni sociali significative e gratificanti per tutti i bambini. Per costruire ambienti di insegnamento inclusivi sono necessarie strategie di insegnamento basate sull’evidenza, personale formato, un’ambiente che si adatta ai complessi punti di forza e alle esigenze di ogni singolo bambino, riducendo le barriere che bambini con DSA devono affrontare a causa delle loro difficoltà socio-comunicative o comportamentali. 

Ecco un esempio supportato da evidenza che mostra applicabilità e fattibilità in contesti di insegnamento pre-scolastici. 

Riferimento articolo 

Delivery of Group-Early Start Denver Model in an Australian early childhood setting 

Kristy Capes, Shannon Upson, Carolyne Jones, Cheryl Dissanayake, Giacomo Vivanti

doi: 10.21037/pm.2019.04.04
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Sintesi 

L’intervento ESDM è un intervento precoce, intensivo e globale rivolto a bambini molto piccoli affetti da DSA. Le strategie ESDM possono essere efficacemente utilizzate per guidare l’insegnamento di abilità sociali all’interno di contesti di gruppo, con un adulto che guida l’interazione tra i pari in piccoli gruppi (generalmente da tre a quattro bambini). Questa modalità di insegnamento, chiamata Group-ESDM (G-ESDM) è in linea con la tradizione culturalmente universale di educare i bambini in contesti di gruppo e si basa sull’utilizzo delle pratiche di insegnamento e procedure ESDM sfruttando però le opportunità di apprendimento sociale fornite dai coetanei.

I dati iniziali sulla fattibilità e sull’efficacia di questo tipo di intervento ne mostrano l’applicabilità e la sostenibilità in contesti di gruppo di cura ma anche in quelli “etichettati” di apprendimento (come quelli scolastici). L’articolo pubblicato da Capes e colleghi, ad esempio, sintetizza l’esperienza condotta dagli autori in un contesto di prima infanzia. Nello studio sono stati seguiti passaggi ben precisi per l’organizzazione dell’ambiente di insegnamento, che hanno previsto: 

  1. Sviluppo di curriculum individualizzati,  attraverso l’utilizzo degli strumenti di valutazione ESDM e considerando vantaggi e limiti del contesto di gruppo,   inserendo obiettivi  individualizzati che sono necessari per soddisfare i bisogni del singolo bambino all’interno dell’ambiente di gruppo;
  2. Sviluppo del piano curricolare e del programma giornaliero. Il piano viene sviluppato strutturando le attività tipiche dell’età di sviluppo e del contesto prescolare (come fare lo spuntino, cambiare il pannolino, fare il pisolino ecc.)  come momenti di insegnamento. Vengono quindi definiti una serie di obiettivi di insegnamento per attività e costruiti in maniera chiara i ruoli degli insegnanti. 
  3. Organizzazione della classe. La classe è organizzata in aree di gioco, ogni area è organizzata con materiali con scopo chiaro ma attività non predeterminate. Le aree possono non essere sempre tutte accessibili (ad esempio nell’ora del pranzo possono essere coperte con delle tovaglie tutte le aree di gioco). 

Il personale viene formato per utilizzare le strategie ESDM, gli insegnati sono quindi in grado di ricorrere a queste pratiche di insegnamento con lo scopo di supportare o meglio facilitare l’interazione tra i pari. Le modalità utilizzate permettono di portare avanti gli obiettivi di insegnamento nell’area della comunicazione, del gioco, dell’imitazione, dell’attenzione congiunta (ad esempio), in un ambiente naturalistico e inclusivo. Inoltre l’implementazione di controlli di valutazione continua garantisce fedeltà procedurale dello staff e qualità del trattamento. 

I risultati mostrati da questa prima esperienza, insieme ad altre ricerche in via di pubblicazione, mostrano i vantaggi di questa tipologia di intervento nella costruzione di ambienti di insegnamento inclusivi e aprono molte prospettive agli studi futuri.